Storia

È Papa Sisto V a chiamare Loreto Città Felice, in latino felix lauretana civitas, ed è proprio dal lontano Cinquecento che abbiamo attinto il nostro nome, per creare quello che vorremmo fosse il vostro luogo hospitale qui a Loreto.

In un territorio vicino al mare, da sempre dominio della città di Recanati, è nata la nostra Loreto, su di un colle chiamato Monte Prodo.

Sarebbe stato molto difficile per la nostra piccola cittadina ottenere l’autonomia da Recanati se non fosse stato per un evento del tutto eccezionale, la Traslazione della Santa Casa di Gesù, che si verificò il 10 dicembre 1294.

Da quell’anno, nel Santuario loretano, si venera quella che è ritenuta la stanza della casa della Madonna, che inizialmente venne visitata dalla gente pia dei dintorni, in seguito da ben più lontano, in numero sempre crescente.

Così, nel tempo nacque un vero e proprio villaggio, chiamato Villa S. Maria di Loreto.

Aumentarono le logge per ospitare i pellegrini e vennero costruiti ospedali, veri e propri luoghi hospitales, più simili a ostelli che a luoghi di cura.

Il centro abitato cresceva intorno alla chiesa e, mentre agli inizi del ‘500 ferveva il lavoro di costruzione della nuova basilica, Papa Leone X ordinò la costruzione delle mura.

Loreto da Villa divenne Castello: un centro abitato sempre più grande, che sentiva il bisogno e il diritto di svincolarsi dalla tutela di Recanati.

Fu Papa Sisto V a risolvere la questione: aveva in mente di unire Loreto e Recanati in un’unica città che si sarebbe chiamata proprio Città Felice, e diede a Loreto la più ampia autonomia, rendendola addirittura Diocesi per lo spirituale e Città per il temporale.

Perché Loreto si chiama così? Si dice che il nome derivi dal fatto che esisteva qui una selva di lauri, da cui Lauretum.

Loreto è un belvedere affacciato sul mare, circondato da colline, su cui sorgono gli altri bellissimi borghi delle Marche: Recanati, Castelfidardo, Osimo, Camerano.

Porta Marina saluta il mare e conduce verso la splendida Piazza della Basilica, con i suoi marmi bianchi e il campanile, che svetta fra i mille tetti del centro storico ed è visibile da molto lontano per i viandanti moderni che la salutano.

Un saluto che, istintivamente, riecheggia il motto sistino O felice città loretana!.